Nel Live Show di RMC Sport l’avvocato De Rensis, legale della famiglia di Marco Pantani, parla del compianto ciclista, di cui ieri è stato l’anniversario della morte.
Sull’anniversario della morte di Pantani
"Marco è nel cuore di tutti gli italiani .Questo anniversario è stato particolarmente intenso. Anche chi, dopo che ha visto le immagini de Le Iene, aveva qualche minimo dubbio, non ce l’ha più. Ora ci aspettiamo che chi di dovere capisca. Bisogna per una volta per tutte dare dignità ad un ragazzo e smentire la bufala del suicidio".
Sul caso
"Pantani alle dieci e mezza chiama la reception parlando di persone che gli danno fastidio. In quale hotel c’è qualcun oche non interviene? Un testimone, attendibile, ha dichiarato che Marco ha dormito in un altro hotel. E quando lo ha visto scendere in reception, è rimasto a parlare con un uomo e una donna. Abbiamo dovuto accettare negli anni che un giudice scrivesse che la carta del gelato trovata nel bagno di Marco (anche se una cameriera aveva detto che aveva pulito tutto) non sia stata gettata da una delle persone che faceva il sopralluogo. Non è vero, ma è possibile accettare una cosa del genere? Marco Pantani è stato un grande campione, ma se lo vogliamo ricordare bene, bisogna dargli giustizia, dignità. Gli hanno tolto un Giro, poi hanno detto che si è suicidato. Ridiamo la verità a Marco. Questo è il modo migliore per ricordarlo. Mi auguro che la Procura di Rimini, con questi nuovi elementi, riapra le indagini. Se non accadrà, cercheremo di farlo noi. Noi vogliamo avere delle risposte normali: è possibile che tre persone si sbaglino su un lavandino, in terra o a posto? Il caso Cucchi è stato riaperto tre volte e per le prime due indagini sembrava che il ragazzo fosse morto da solo. Se accettiamo dalla giustizia delle risposte senza senso, i primi che perdono siamo noi. Noi dobbiamo pretendere che chi è preposto dia risposte logiche. Chi lo ama, faccia sentire la sua voce. Marco stavolta ha bisogno di un aiuto. Presenteremo un nuovo esposto con le nuove testimonianze, che sono emerse con Le Iene. I magistrati devono capire che l'aiuto da fuori, se fatto nelle norme, deve essere un valore aggiunto. Voglio vivere nella luce, perché dove c'è l'ombra può esserci l'errore. Tutti abbiamo paura di sbagliare, ma dobbiamo fare in modo che quando c'è la luce, nessuno si senta prevaricato. Noi cittadini non dobbiamo voltare la testa, ma dobbiamo chiedere luce, soprattutto nella giustizia".