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Klinsmann" Mi alzo presto per vedere mio figlio. Gasperini il migliore in A e Guardiola è il top"
05 apr 2025 20:09Calcio
© foto di Federico De Luca

 

E' vero che si alza presto la mattina per vedere suo figlio Jonathan col Cesena:
"Quando gioca lui molto volentieri mi sveglio presto qui in America. Qui negli USA i bambini crescono con tutti gli sport, a rotazione fanno tutto. Giocano ogni tre mesi uno sport diverso e a lui piaceva il calcio ovviamente, ma giocava anche a pallacanestro, poi a 11-12 anni gli è venuta la voglia di fare il portiere. E' passato da centrocampista a portiere e poi si è fatto tutte le giovanili negli USA, ha fatto i Mondiali nel 2017, poi è passato all'Hertha e ora è contento di stare al Cesena".

Che carriera può fare?
"Parliamo tutti i giorni, anche se sono qui in California. C'è stata questa opportunità al Cesena, ha talento e vuole fare bene. Adesso vuole fare questa esperienza, per mettersi in vetrina e fare la sua carriera".

Cesena che sta facendo bene in Serie B e guardano alla A:
"Sono vicini al Palermo, c'è la possibilità di farei playoff per la Serie A e sarebbe favoloso. Lo scopo del Cesena è chiaro, vuole tornare ad alti livelli ma con vari step. Ma stanno accelerando ora. Tutta la città sarebbe felice se si lottasse per un posto in Serie A, ma gli obiettivi iniziali erano quelli di passare per la salvezza".

Una carriera incredibile la sua, quale il momento più speciale che ricorda?
"Il più importante è il trasferimento dallo Stoccarda all'Inter. Venendo da un altro Paese, con un'altra cultura, a Milano ho dovuto imparare un altro modo di vivere e di prendere le persone come sono. Ho dovuto capire la cultura italiana, un modo nuovo di pensare. E' stato il passo più importante della mia vita. Poi sono andato al Monaco con Wenger, poi in Premier e poi di nuovo in Germania. E sono finito più avanti in America. Ma il passo dalla Germania all'Italia è stato il momento più importante della mia vita".

E sull'Inter?
"Era un calcio romantico quello. C'erano i tre olandesi al Milan, all'Inter eravamo tre tedeschi, ma poi c'erano Careca, Maradona, diversi stranieri che hanno reso il campionato molto divertente. Era il campionato più forte al mondo".

Quando nasce l'idea di diventare allenatore?
"E' stata una sorpresa. Finii da calciatore nel '98 dopo i Mondiali, mi trasferii negli USA, in California, dedicandomi a una vita più tranquilla. Sono tornato al college per capire come funziona il business e nel 2004 Vogts venne a casa mia, parlammo a lungo degli Europei di quell'anno e mi ha chiesto se mi interessava la Nazionale. Avevo fatto il patentino, tutto, ma non ho mai pensato di fare l'allenatore. Lui però chiamò la Federazione e il giorno dopo mi richiamarono e diventai ct".

Vorrebbe tornare in pista ora?
"Ho avuto l'esperienza con la Corea, abbiamo fatto la Coppa d'Asia ma c'è stata una lite tra due calciatori che ha rovinato l'atmosfera del gruppo. Mai vista una cosa del genere, con due giocatori arrivati alle mani. Io litigavo con Matthaeus, eravamo caratterialmente molto diversi ma erano solo litigate a parole, mai fino a questo punto si è arrivati. Al Bayern soprattutto ci siamo scontrati diverse volte, eravamo due personalità alfa. Ho fatto esperienze nei club, quando ci sono opportunità le valuto, insieme al mio staff, ma la Nazionale è un lavoro molto diverso rispetto a quello di un club".

Una curiosità? Prima dell'Hertha c'è stato qualche club di Serie A che l'ha cercata?
"L'ho allenato per dieci settimane, poi ho capito che persone erano nel club e ho lasciato. Prima avevo avuto l'opportunità di allenare una squadra in Sudamerica, ma rinunciai. E mi è dispiaciuto. All'Hertha andò così ma va bene, sono cose che alla fine ti formano".

In questo momento in Italia quale allenatore le piace di più?
"Vedendo da fuori Gasperini e Inzaghi. Gasperini però per quello che ha fatto con l'Atalanta negli ultimi anni è favoloso. E' un calcio aggressivo, sempre all'attacco".

Capello ha detto che Guardiola ha rovinato il calcio per la sua ossessione di cercare il gioco. Che ne pensa?
"E' uno tra i migliori Guardiola. Ha vinto di tutto come giocatore e come allenatore. E' uno stile venuto fuori con lui diverso, basato sul possesso di palla, ha sempre fatto un calcio però con tanti gol. Il risultato alla fine c'è stato. Ammiro lui come persona e come allenatore, mi piace più uno stile di gioco diretto, è vero, lui però fa il suo gioco e va rispettato".

Il Trap però era pià attento alla fase difensiva:
"Sì, ma ci sono modi diversi per giocare e vanno rispettati. Ho rispettato Trapattoni come allenatore e come persona, ma con il suo gioco per un attaccante è dura. L'ho avuto all'Inter e al Bayern, mi ricordo con Rizzitelli che una volta gli dissi che non dovevamo segnare un gol subito, sennò toglieva un attaccante e noi volevamo giocare insieme fino alla fine (ride, ndr). Aveva un'idea sua il Trap ed è stato uno dei migliori al mondo".

E' arrivato nel 1995 secondo nel Pallone d'Oro. Baratterebbe per questo un trofeo?
"La cosa divertente è che fu il primo anno per gli stranieri fuori dall'Europa di partecipare. E ci fu Weah, milanista, che vinse. Fu un onore comunque arrivare secondo".

Redazione TMW Radio