Maurizio Felugo, presidente della Pro Recco, interviene ai microfoni di TMW Radio per parlare di come cambierà la pallanuoto post Covid e del suo passato da atleta che gli ha portato un oro mondiale, un argento olimpico e 6 Champions League. Di seguito non mancano delle battute sulla , da sempre squadra del cuore del numero uno della Pro Recco. Di seguito le sue parole:
Come sta la Pro Recco e la pallanuoto dopo il coronavirus?
“Prima di tutto abbiamo subito un danno enorme perché è rimasta incompiuta la stagione sia a livello nazionale che europeo visto che avremmo dovuto anche organizzare le Finals a Recco. Abbiamo ripreso da poco l’attività giovanile. Ogni giocatore della prima squadra è con la sua rispettiva nazionale e stiamo programmando per settembre-ottobre l’inizio della stagione con la federazione sperando che si possa tornare alla normalità”.
Come ha vissuto il salto da giocatore a dirigente e poi presidente della Pro Recco?
“Io non l’ho deciso prima, mi è capitata un’opportunità di fare un’esperienza da dirigente della Pro Recco e mi sono calato subito nella nuova avventura. Sono stato contentissimo di averlo fatto. Per una carriera come la mia era difficile capire quando smettere”.
Ma quando un’atleta capisce che deve lasciare il suo sport? Nel suo caso cosa è stato fondamentale?
“Credo che qualcosa si muova dentro ognuno di noi quando giochi tanto. Io ho sempre avuto un temperamento molto forte e appena mi sono accorto che in determinati scenari stava calando ho pensato che fosse meglio finire da protagonista piuttosto che far vedere un giocatore diverso da quello che è sempre stato”.
Quali momenti da giocatore le hanno lasciato un rimpianto? E qual è il suo ricordo più bello?
“Rimpianti non ne ho. Ho vinto tantissimo e perso anche tanto. Non sono abituato a vivere di rimpianti. Siamo sempre ripartiti, anche da finali tremende come la sconfitta all’Olimpiade. Vincere così tante coppe con Posillipo e Pro Recco è stato un onore”.
In questa stagione è maggiore il rimpianto di non aver vinto la Champions con Rakto Rudic in panchina o il non aver potuto ospitare le Finals a Recco?
“Entrambi. Ratko ha fatto parte di noi negli ultimi due anni. E’ un incredibile maestro e sarebbe stato bellissimo chiudere con un titolo europeo. Siamo rimasti senza parole per quello che è successo. Abbiamo la possibilità di riprenderci e fare qualcosa di differente”.
Sul docufilm della Pro Recco
“Si abbiamo fatto un lavoro di promozione importante e che fa capire il valore di questa società che è sempre stata affezionata a questo sport. Abbiamo l’obbligo di doverci muovere dal punto di vista sportivo e manageriale ad altissimi livelli per avvicinarsi a sport più pubblicizzati del nostro”
Che stagione sarà la prossima?
“Abbiamo cambiato guida tecnica. Gabriel Hernandez è un allenatore giovane, porterà entusiasmo e voglia di vincere. Sarà una squadra leggermente diversa, con meno giocatori perché tutti viviamo un momento di grande difficoltà e siamo stati costretti a fare un discorso di contenimento dei costi. Nonostante questo sarà una squadra molto forte che cercherà di primeggiare in Italia e in Europa”.
Ci sono delle date per la prossima stagione?
“In Champions dovrebbero esserci meno squadre per ridurre il numero di trasferte. Siamo in attesa di capire quando potranno ripartire gli allenamenti. Ora è tutto troppo instabile per fare programmi. La Coppa Italia dovrebbe essere il primo appuntamento della stagione e ci teniamo molto. Tolto il calcio vedo tanta confusione”.
Come valuta la gestione dello sport da parte del Ministro Spadafora?
“Decidere per tutti non è semplice. Credo che il solo calcio giustamente è riuscito a organizzarsi in modo da continuare. Per noi sarebbe stato impossibile. E’ stata una scelta saggia quella di fermarci e provare a programmare una stagione nuova più corta ed economica”.
Presidente lei da sempre tifa Juventus, come nasce questo rapporto con la fede bianconera?
“Siamo una famiglia di juventini e soggetta a poche altre scelte. Penso che La Juve di Andrea Agnelli sia un esempio per gli sport di squadra negli ultimi anni. Non solo dal punto di vista sportivo, ma anche a livello manageriale dove sta scalando le classifiche mondiali. Dobbiamo cercare di ispirarci a loro”.
Possiamo dire che la Juventus potrebbe prendere a modello la Pro Recco per la capacità di vincere le finali europee?
“Vincere la Champions è difficilissimo. E’ una combinazione di elementi che vanno dalla fortuna all’arbitraggio. E’ andata male negli ultimi anni, ma anche a noi della Pro Recco è andata male molte volte. L’unica risposta è lavorare e cercare di migliorare. C’è un Dio nello sport che premia sempre il lavoro e prima o poi porterà la Coppa a Torino”.
Sarri o Allegri: a lei quale allenatore piace di più?
“A me piaceva tantissimo Allegri, è un allenatore fantastico e lo dimostra anche non essendosi tuffato subito su una panchina ma aspetta un progetto tecnico giusto per aprire un nuovo ciclo. Sarri mi affascinava quando era al Napoli e con la Juventus ha fatto vedere qualcosa di diverso. Noi tifosi forse avevamo bisogno di un gioco differente. E’ chiaro che qualcosa in senso assoluto non funziona, ma è una stagione talmente strana che aspetterei fine anno per tracciare una bella riga. Anche nel Chelsea Sarri ha avuto qualche difficoltà ma la Coppa alla fine l’ha tirata su. Alla Juve è difficile lavorare con tutti questi grandi campioni, bisogna avere un bel rapporto e un buon feeling con i giocatori e in questo Allegri era un maestro”.
Un ricordo su Tibor Benedek
“Purtroppo è stata una notizia tremenda. Il nostro capitano e un capitano di tante battaglie, non posso che pregare per lui e per la sua famiglia. Ha lasciato qualcosa di incredibile. Questa è la vita, non c’è niente da fare. E’ e rimarrà sempre un grande”.