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"Ecco cosa succede nello spogliatoio giapponese a fine match": Zaccheroni racconta un aneddoto sulla Nazionale nipponica
04 lug 2018 14:58Social

Alberto Zaccheroni, ex c.t. del Giappone, ha raccontato un bell'aneddoto sulla Nazionale nipponica

© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Alberto Zaccheroni, alla Gazzetta dello Sport, ha parlato del Giappone, in riferimento alla foto dello spogliatoio pulito che ha fatto il giro del mondo in questi giorni ed ha raccontato un episodio di qualche anno fa, quando allenava la Nazionale nipponica: "Sono unici e la foto che sta circolando sul web del loro spogliatoio immacolato dopo l’eliminazione con il Belgio rende bene l’idea del mio orgoglio. Che non è solo calcistico. Ho letto molti commenti di stupore, ma chi sa come ragiona questo popolo di certo non si stupisce. Io infatti non lo faccio. Anzi, mi sarei meravigliato se non l’avessero fatto. Vi racconto che cosa succede in uno spogliatoio giapponese di calcio quando finisce una partita: il giocatore che si sfila per primo un indumento lo piega e lo sistema per terra, tutti quelli che vengono dopo utilizzano lo stesso metodo. In pratica si formano quattro pile di indumenti sporchi: maglietta, pantaloncini, calzettoni e canottiere tecniche. Questo succede perché il lavoro del magazziniere è visto col massimo rispetto e tenuto nella massima considerazione. Noi siamo abituati a lanciare tutto per terra, tanto c’è chi ci pensa. La loro è proprio una forma mentis. Alla fine del ritiro pre-Mondiale, quattro anni fa, erano in 24mila stipati in un palazzetto per salutarci prima della partenza per il Brasile. C’era una passerella che dagli spogliatoi portava al centro dell’impianto, i giocatori si cambiarono, posarono su un tavolo tutti i loro effetti personali fra orologi, catenine e portafogli, e uscirono uno alla volta. Io ero l’ultimo, mi ritrovai da solo nello spogliatoio e fra me e me pensavo: 'E ora chi chiude qui?'. Nessuno, le chiavi non esistevano e a nessuno, a parte me, erano passati brutti pensieri per la testa nonostante ci fossero centinaia di persone a pochi metri dal nostro stanzone. Sono congetture e paure che a loro nemmeno vengono in mente".

Arturo Minervini