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Petrone: “Ecuador e Honduras palestre di vita per allenare. Vicenza e Avellino bene per i Play-Off”
14 mag 2024 18:50Calcio

Nella serata di TMW Radio, all’interno di “A Tutta C”, è intervenuto mister Mario Petrone.

Una parola sulle gare Play-Off che si svolgeranno a partire da stasera…
“Seguendo tutti e tre i gironi a me è piaciuta molto la Juventus NextGen. È cresciuta tantissimo nella consapevolezza dei propri mezzi. Credo che possano essere un nome importante. Chi andrà in B l’avrà meritato alla grande. Vicenza mi piace molto, ha un organico importante e Ferrari potrebbe essere un giocatore determinante. Occhio anche al fattore campo, dato che molte squadre hanno dimostrato di avere gran differenza tra il rendimento in casa e fuori casa”.

Triestina-Benevento?
“La Triestina non l’ho vista alla grande ultimamente. Il Benevento è una squadra collaudata, credo che l’arrivo di Bordin sia stato tardivo. Vedo meglio i campani”.

Come mai - spesso - i traghettatori non sanno avere lo stesso impatto quando allenano dalla prima giornata?
“Per quello che è il mio percorso la statistica è a 50 e 50. Tra Ascoli, San Marino e Bassano del Grappa ho potuto amalgamare un gruppo propositivo e le squadre hanno reso alla grande. Ho un profilo caratteriale abbastanza incisivo: quando c’è bisogno di cambiare trend perché la squadra ha assuefatto le sue motivazioni so che corde toccare. C’è poi da dire che non dipende tutto dall’allenatore, in quanto a volte sono anche i ragazzi che - da un mese all’altro - cambiano rendimento completamente attivandosi o riattivandosi. Nell’entrare in corsa di solito sono molto bravi gli allenatori esperti, capaci di conoscere la categoria. Nicola e Ballardini sono molto bravi in questo, ma tante volte dipende anche dal caso. Mi dispiace che a volte si giudichi il tutto su un brevissimo periodo”.

Cosa non è andato ad Ascoli?
“È un peccato, perché 9 anni fa andammo in Serie B al primo anno di un progetto triennale. Volli una piazza così perché avevo bisogno di 10.000 tifosi che ci mettessero il fiato sul collo sia nei momenti positivi che in momenti negativi. L’Ascoli è un peccato che sia retrocessa. La passione della piazza e dei tifosi meritava altro da parte della stagione. L’infortunio di Mendes ha condizionato moltissimo il rendimento della squadra”.

Il percorso del Rimini?
“Hanno fatto un buon campionato sinceramente. Raggiungere i PlayOff e giocare le buone gare che hanno giocato li fa uscire a testa alta e con orgoglio”.

Lei ha viaggiato il mondo allenando, cosa le è rimasto delle due ultime esperienze in Ecuador e Honduras?
“Negli ultimi tre anni ho fatto anche un corso con la CONMEBOL. La mia è una passione, ma è anche un percorso formativo. In Italia ci sono moltissimi giocatori sudamericani. Nel  corso della mia carriera ho allenato tanti sudamericani ed ero curiosissimo di andare a capire come mai nascesse così tanto talento in quei popoli. E parlo sia dell’Ecuador che dell’Honduras. Forse è vero che sotto il punto di vista sociale siano indietro, ma sotto il profilo umano sono avanti. Si gioca ancora per strada l’uno contro uno e il due contro due. Quello è un calcio passionale, meno tattico, dove tanti talenti crescono come calciatori in grado di spezzare gli equilibri. Dal Sudamerica ho imparato tantissimo: allenare un sudamericano a casa sua è una palestra di vita e per il cuore”.

Alessandro Sticozzi