Tommaso Marino, playmaker della Givova Scafati di basket, si è collegato in diretta a Stadio Aperto, trasmissione di TMW Radio condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini: "Se domattina cancellano il campionato di A2 dico tristemente che la mia carriera è finita. Andrei a casa mia, e penserei a quanto ho fatto nella mia vita di extra-basket, la fortuna, la bravura e la voglia di aver coltivato tante altre cose che mi tornerebbero utili. Ho 34 anni, e dopo aver smesso a marzo, ricominciando a settembre per poi dover smettere ancora, credo davvero che la mia carriera finirebbe oggi".
Si sente un dilettante e tutelato come tale? "Mi sento tutelato come un non-lavoratore, ma sono a tutti gli effetti un professionista: mi alleno con la squadra due volte al giorno e gioco nel weekend, e succede di norma in ogni società. Non mi permetterei mai di parlare delle cifre, ma sono da lavoratore: in A2 si diversificano su un range ampio. Siamo lavoratori in ogni senso, tranne che per lo Stato italiano. Questo è il problema di base, per noi ma anche per l'A1 femminile, campionato in cui giocano anche tante amiche, e non sono lavoratrici. Un DPCM non tiene conto, lavora per fasce e a quel punto è tardi per lamentarci. Avremmo dovuto farlo prima, quando era il momento. Puoi andare a dire allo Stato che sei professionista, ma loro leggono su un foglio che sei un dilettante, è tardi. Siamo scarsi a livello di tutele, non ne abbiamo abbastanza e si è visto anche nella stagione scorsa, chi giocava in A2 è stato il più penalizzato economicamente. Quando arriva il Covid poi bisogna pensare alle priorità come la salute, e nessuno ci pensa più".
Perché la A2 inizia così in ritardo? "Sinceramente non so dare risposte se non quella che chi, pensando alla sostenibilità ha detto di sperare di arrivare a quella data con maggiori certezze. Per gli orizzonti di oggi, pensare che tra un mese, e parlo per la Campania dove sto io, possano entrare anche solo 100 persone in un palazzetto la vedo davvero complicata. E mi chiedo allora come facciano a sostenersi le squadre. Qualche proprietario, come il nostro, investe soldi e passione, ma non tutte le società sono così: non avere entrati, ed assieme vari costi sicuri... Io tifo per il sistema pallacanestro con tutto il cuore ma mi chiedo dove andiamo".
I giocatori cosa pensano? "La componente dei giocatori non è stata ascoltata, e vi assicuro che non chiedevano nulla di irragionevole. Sul discorso dell'abbandono, non voglio fare il poverino ma diciamo che le tutele dei professionisti mancano".
Quanto è a rischio il mondo del basket dilettantistico ed amatoriale? "Il 98% dei giocatori lo fa per passione e non per lavoro. Ho un amico che gioca in C1 a Siena ma nella vita fa altro. Mi diceva che da quanto aveva annusato, avrebbe dovuto smettere di giocare. Il basket vero è quello, in C si trova la passione, quando lavori 13 ore e poi vai al campo ad allenarti. Quel mondo lo vedo male oggi, purtroppo".