Vittorio Di Trapani, segretario USIGRAI (sindacato della tv pubblica, ndr) è intervenuto a Stadio Aperto, trasmissione di TMW Radio, per parlare soprattutto delle polemiche scaturite dal cambio di canale nel finale della partita di basket tra Bologna e Milano, che ha lasciato interdetti molti spettatori: "La reazione dei social è stata ovviamente di grande delusione, sarebbe come interrompere un film quando ormai siamo al finale... Una vecchia pubblicità diceva che ci sono emozioni che non si interrompono, ma purtroppo così è stato, e la cosa non fa bene per l'immagine della Rai e del servizio pubblico presso gli appassionati: una partita molto attesa e, su una rete generalista come vetrina, non doveva finire così".
C'è una logica dietro? "Un motivo c'è, ed è legato all'obbligo di trasmettere alcune sedute parlamentari come successo ieri. Il punto è: si poteva prevedere? Io dico di sì, e si dovevano prendere le precauzioni per evitare questo pessimo spettacolo, anche prendendo accordi con la lega di basket sugli orari della partita, così da rendere tutto compatibile. Mi rendo conto che per molti non sembri sufficienti: la Rai aveva una motivazione ma doveva offrire un servizio migliore. Anche i dati d'ascolto dicono sia stato un errore...".
Amazon è entrata nel mercato dei diritti tv. La Rai ne è consapevole? "Tutto sta cambiando e rapidamente. Amazon non è nuova all'impegno nello sport, e il suo arrivo cambia ancora più velocemente le cose. Come si affronta il tema dei diritti sportivi in questa nuova era? La Rai non ha fondi per competere sui grandissimi eventi, e ancora di più c'è il dovere di immaginare una nuova strategia sul racconto dello sport. Bisogna trovare una nuova strada. Poi c'è un altro versante, quello della politica: il Covid ci ha spiegato come lo sport sia non solo gioco ma elemento centrale di socializzazione e interazione. La politica deve capire come evitare che lo sport diventi una cosa solo per ricchi, per chi può avere una pay-tv: deve essere di e per tutti".
Si può invertire la rotta del servizio pubblico? "Fammi intanto esprimere la solidarietà verso la vertenza messa in piedi da giornaliste e giornalisti di Rai Sport. Lo fanno su temi di organizzazione interna, ma anche per tornare ad avere diritti che consentano alla Rai il primato nel nostro paese. Si può fare. Tra i servizi pubblici, la Rai è quella che investe di più in diritti sportivi, più della BBC o delle tv di stato francesi e spagnole. Eppure c'è la sensazione che non sia così, perché manca una strategia editoriale. La Rai è la tv degli italiani, e in quella direzione può tornare a raccontare lo sport. Pensiamo alla morte di Maradona, alla richiesta di racconto su quegli anni... Una strada può esserci, senza dimenticarsi però che investimenti devono esserci, e anche importanti".
Giusto slegarsi dalla tagliola dello share? "Non sempre un elevato ascolto significa qualità. La Rai ha il dovere di produrre utili sociali e non economici come quelli di una normale azienda. Qualcosa che faccia crescere il cittadino. La partita di basket era su risultati del 2,5% e al momento dello switch l'ascolto è crollato all'1%, e su Rai Sport è rimasto tutto stabile: non c'è stato il travaso da Rai 2 a Rai Sport. Non è un totem, ma un'indicazione di aver perso opportunità e aver dato una brutta immagine di sé. Noi non abbiamo ascoltatori dall'altra parte, ma cittadini: questa è la strada".