Guglielmo Micucci, direttore di Amref Health Africa in Italia, ospite di 'Stadio Aperto', nel pomeriggio di TMW Radio ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito all'emergenza sanitaria causata dal Coronavirus e che sta colpendo tutto il mondo:
Quanto rischia l'Africa di collassare dal punto di vista sanitario?
"Il rischio è gigantesco, per un continente di un miliardo di persone. Il richiamo dell'OMS è legittimo, anche pensando agli operatori o strutture societarie in Africa. Ad oggi si contano 6mila casi, paragonati all'Italia sono molto bassi, ma sappiamo che il numero è molto più alto considerando gli asintomatici. Se facciamo una proporzione sull'Africa dobbiamo pensare che i numeri sono ancora più alti. Ci stiamo rendendo conto dell'importanza in Italia, pensate all'Africa sub-sahariana, dove i punti d'acqua scarseggiano e quelli presenti diventano unici punti di raccolta per molta gente. Il problema è sia la scarsezza, ma anche la rarefazione sociale che in quei punti è difficile rispettare".
Ebola, morbillo, malaria, l'Africa convive con tante patologie. Siamo di fronte a qualcosa di incomprensibile per un europeo.
"Il continente africano è più vicino di quanto immaginiamo. Come organizzazione abbiamo sempre sostenuto l'interdipendenza tra i popoli. Pensate alla potenza del virus dalla Cina all'Italia. Ebola o HIV sono drammi mai conclusi, ma quell'esperienza può aprire uno spiraglio in quei paesi che l'hanno affrontato e hanno tutte l'esperienza in campo di contagio".
Si rischia un uragano di morti?
"Ci sono dei paesi che non hanno rilevato casi di coronavirus, ma altri paesi che non conoscevano neppure l'esistenza dei tamponi. Nel momento in cui in Sud Sudan non ci sono posti letto in terapia intensiva, è facile pensare che al primo caso che dovesse arrivare sarebbe complicato agire".
Qual è il vostro lavoro nella formazione tecnologica e di un sistema sanitario di livello.
"Il Kenya per Amref è casa, è il posto in cui siamo nati 60 anni fa. In quel paese alcuni anni fa abbiamo sviluppato un'app che permette di formare e di informare il personale sanitario sul territorio, grazie ad una collaborazione col Ministero della Sanità. Al contrario questo strumento permette di fare da sentinella sul territorio per persone potenzialmente a rischio. Non avendo attività di monitoraggio attraverso i tamponi, la base centrale ha il potere di essere aggiornata in tempo reale dal personale dislocato sul territorio. Il distanziamento sociale così viene rispettato perché riesci a formare il personale anche a una distanza rilevante. Ora vorremmo spostarlo su altri paesi"
. C'è il rischio che l'Africa debba affrontare ancora capitalismo sciacallo?
"Quest'esperienza ci insegna a guardare al giorno dopo. Monitoriamo gli scambi con la Cina, presenza capillare sul territorio. Qualora il virus indebolisse il sistema economico sarebbe facile trovarsi in una situazione in cui delle corporation approfittino di questo momento di debolezza. L'unico modo è reggere tutti quanti insieme. Lo vediamo quanto è difficile in Europa, pensate in Africa".
Come sostenere le vostre iniziative?
"Prima di tutto informandovi. Il continente africano non è così lontano, siamo in piena campagna SMS e sul nostro sito trovate tutte le coordinate per contribuire. Il bisogno è importante, abbiamo lanciato una raccolta fondi sull'Italia perché sosteniamo lo scambio continuo".