Davide Mazzanti, CT della Nazionale femminile di volley, interviene a “Stadio Aperto” su TMW Radio per parlare degli effetti del rinvio di Tokyo 2020 e dell’emergenza Coronavirus.
L’olimpiade significa mettere insieme tanti atleti ed era troppo rischioso farla, pensa che il rinvio sia stata la scelta giusta?
“Non era possibile in così poco tempo riprogrammare una manifestazione così importante. Penso che la decisione di rinviare di un anno l’olimpiade sia stata una scelta obbligata. Per una squadra giovane come la nostra sarà un anno di esperienza in più, ma non sappiamo come e se si svolgeranno le altre competizioni. Poi si vedrà come programmare la manifestazione più importante”.
Da uomo di sport come sta vivendo questo momento delicato del nostro paese?
“Sto cercando di ottimizzare il tempo a disposizione. Ci lamentiamo spesso di non avere tempo, ora ne abbiamo molto a disposizione. Cerco allo stesso tempo di stare vicino alle pallavoliste per sentirsi più vicini anche se tutti da casa”.
Il mondo della pallavolo è unito nella consapevolezza che ora bisogna stare fermi?
“Credo che in questo momento tutti stanno pensando a come ripartire. È difficile capire come farlo e questo è il momento di fare delle ipotesi, sarà difficile soprattutto a livello economico e dovremo essere pronti a far fronte a questa situazione”.
Che momento stanno vivendo adesso le ragazze della Nazionale di pallavolo?
“Le ragazze le sento spesso, ma stanno bene. Ovviamente sono preoccupate per le loro famiglie e adesso non possono fare nulla al contrario del mio compito che è quello di studiare. Magari adesso che l’attività non è permessa possono trovare il tempo per dedicarsi allo studio anche loro”.
In questa fase come lavora un commissario tecnico di una nazionale?
“In questo momento particolare ci siamo concentrati sulla tecnica più che dal punto di vista tattico. Facciamo un giorno si e un giorno no una call via Skype per migliorare gli aspetti tecnici anche con l’aiuto degli esperti in giro per l’Italia che sono molto validi”.
C’è grande dibattito in tutti gli sport per quanto riguarda il ritorno all’azione, lei cosa ne pensa?
“Il pericolo del contatto ravvicinato degli atleti è un problema che non si risolverà presto, per quanto riguarda la preparazione fisica invece ci vorrà del tempo. Per questo motivo gli atleti dovranno avere a disposizione del tempo per recuperare la forma fisica. Il mondo si deve fermare in toto per il tempo necessario, finché non saremo fuori pericolo è inutile fare programmi”.
Quale immagine le è rimasta impressa dell’Italia di questo periodo?
“Nel condominio dove abito a Monza siamo usciti alle 9 di sera tutti sul balcone ed è stato commuovente. Ti rendi conto che vivi ad una velocità tale che magari non conosci le persone del tuo palazzo. Tutte le persone in quel momento avevano bisogno di un supporto emotivo e quel momento è stato di forte emozione. Le immagini di Bergamo sono cose che uno non penserebbe mai di vedere e sentire i numeri dei morti fa molto male”.